Badante sollievo psicologico

La Badante Come Sollievo Psicologico

La funzione della badante tutti sappiamo essere quella di assistere una persona anziana non autosufficiente; poi, le mille altre sfaccettature che abbracciano questa mansione cadono più o meno nel dimenticatoio.

Ma è proprio in quest’ultime che si rileva la principale importanza della badante. Il ruolo della compagnia non è sussidiario, accessorio; avere cura di una persona significa tenerla nel rispetto della propria persona, tenerla al corrente, stabilire un legame tra la casa e il mondo.

Infatti il post-lolckdown sta generando squilibri psichici di non poco conto, e non può assolutamente investire con questa ferocia – pur tuttavia è ciò che sta accadendo, ed a far fronte a questa emergenza sono proprio le badanti.

 

Compito primario delle badanti, oggi, è quello di far riabituare gli anziani ad un’apertura al mondo, dopo essere stati terrorizzati ventiquattr’ore al giorno dai tg, sul fatto d’essere la fascia debole, la fascia più colpita.

 

Oggi vige un vero e proprio terrorismo, e per riportare la realtà ad uno stato di normalità servono le badanti. Diamo dei semplici consigli per far entrare di nuovo alla normalità gli anziani:

1) far fare brevi passeggiate, anche sotto casa, o in un parco vicino, mantenendo le debite distanze e con i supporti igienico-sanitari necessari;

2) spegnere la televisione o almeno dirottare l’attenzione verso qualcosa di più sereno e stabile;

3) far incontrare gli anziani con i cari che non vedono da tanto tempo, è una mossa semplice ma efficace per non sentirsi dimenticati;

4) ascoltarli e al contempo raccontar loro delle storie che possano esorcizzare il presente che si sta vivendo. I gesti quotidiani, gli appuntamenti settimanali con specialisti e volontari, improvvisamente, si sono dovuti interrompere per motivi di sicurezza sanitaria.

E così, a un tratto, le persone con disturbi di memoria, demenza, decadimento cognitivo e morbo di Alzheimer (e le loro famiglie) si sono trovate, di fatto, ad affrontare due enormi problemi: il Covid-19 e l’isolamento.

Perché se due mesi di lockdown hanno messo alla prova la sanità mentale di chiunque, la presenza di queste patologie ha fatto pesare ancora di più l’imposizione della chiusura.

L’obbligato restringimento degli spazi, con la cancellazione temporanea della socialità e di piccole uscite giornaliere ha peggiorato (e non di poco) situazioni già compromesse. E se si è parlato molto delle conseguenze della quarantena sulla qualità della vita di tutti (come di chi si è ammalato gravemente), si è parlato invece molto poco degli effetti delle restrizioni su questo genere di malattia e su che cosa accadrà dopo a chi, per tanto tempo, è rimasto chiuso in casa.

Il Covid-19, che si è imposto nelle corsie degli ospedali e nei reparti di terapia intensiva, ma è entrato anche nella vita delle persone affette da Alzheimer e dei loro familiari. E, ovviamente, l’ha fatto senza chiedere il permesso.

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